Il discorso di Ivan Basso al TEDx di Trento: “Attraverso le sue X il ciclismo va ben oltre una disciplina sportiva”
Ivan Basso analizza il mestiere e la vita del ciclista al TEDx di Trento. Per farlo ragiona sulla X, un crocevia che può rappresentare un momento di svolta come di crisi, di ripartenza come di fine, una metafora che permette al due volte vincitore del Giro d’Italia di ragionare sul suo sport e sulle sue caratteristiche. L’attuale dirigente della Polti – Kometa riflette così sugli equilibri necessari per la vita di un ciclista, quelli che portano a capire quando è il momento di fermarsi e quelli richiesti per trovare un proprio posto una volta appesa la bici al chiodo. Ma anche su tutti quei momenti in cui il ciclista si trova davanti a un momento decisivo, che può segnare il suo presente e il suo futuro, perché “la X è molto più di una lettera nel ciclismo, la X è il centro delle scelte, delle sfide”.
Il discorso di Ivan Basso al TEDx di Trento
1984, Arena di Verona, sto aspettando Francesco Moser e Francesco Moser vince il Giro d’Italia. 2010, 27 anni dopo, entro all’Arena di Verona e vinco il mio secondo Giro d’Italia. Nel mondo del ciclismo sono tante le X che popolano il percorso, fatto di pianura, montagna, salita, discesa, asfalto, pavé, strade bianche, caldo torrido, pioggia gelida. I ciclisti affrontano questo percorso con determinazione eccezionale e passione che talvolta arriva all’ossessione.
Attraverso le sue X il ciclismo va ben oltre una disciplina sportiva su due ruote. Richiede resistenza e un equilibrio perfetto tra tre cose: le gambe, la testa e il cuore, spingendo il ciclista ogni giorno a superare i propri limiti.
La sfida più grande di noi ciclisti, la sfida delle sfide, è la sfida delle 21X: sono 21 giorni, 21 tappe, 21 gare che i ciclisti affrontano per conquistare una vittoria o un traguardo importante, una maglia importante, oppure più semplicemente una prestazione convincente. Ogni giorno è una X.
Alla partenza di una gara, ogni ciclista prende l’elenco dei partenti e segna una X di fianco al nome di un potenziale avversario o potenziale vincitore di quella corsa. Un’altra importante X è il chilometro 0, che indica la partenza di una gara che ogni ciclista vuole vincere. Ma puoi trovarti di fronte l’imprevisto. Che può essere l’imprevisto tattico o semplicemente una caduta, una foratura o un problema di salute. Il ciclista deve scegliere cosa fare e ha due possibilità: la prima è quella di fare un ragionamento, strategico o tattico, e la seconda è quella di scegliere con due elementi: l’istinto, dote che deve avere per forza un ciclista, e la seconda è il colpo d’occhio. Quella scelta può risultare determinante per quella corsa e può essere visto come uno spunto di partenza per la corsa successiva
Troviamo poi anche la X nei test di valutazione funzionale che indica la soglia anaerobica, quel valore che indica quando un atleta inizia a produrre acido lattico, quando un atleta inizia a soffrire. Serve per strutturare gli allenamenti, ma soprattutto per monitorare i miglioramenti dell’atleta. Altrettanto importante è il CX, che rappresenta l’aerodinamica. È fondamentale perché si misura quella della bicicletta, delle ruote, del casco ma soprattutto si misura l’aerodinamica dell’atleta sulla bicicletta. Più sei aerodinamico, più sei efficiente.
Nella carriera di un ciclisti si incrocia spesso talento e tenacia. Alcuni sportivi nascono con un talento innato ma è solo lavorando duramente che raggiungono dei traguardi importanti. Con la tenacia. Il talento rende un atleta un vincente, il talento con la tenacia rende l’atleta vincente nel tempo. Nella mia carriera ho sempre conosciuto campioni molto più tenaci che talentuosi, che viceversa.
Arriviamo ad un altro incrocio importante: la fortuna e la sfortuna. La fortuna è determinante nella carriera di un ciclista, o di uno sportivo in generale. Ti può regalare delle vittorie inaspettate, ma sono più le volte che si inserisce la sfortuna, altrettanto determinante. Ma c’è una bella notizia, perché la sfortuna si può allenare. Si può allenare in tre modi: non sentendosi sfortunati, sentendosi bravi o prevedendo l’errore. Nei miei primi anni da professionista, un mio vecchio DS mi ha detto una volta che i campioni non cadono, non bucano e non si ammalano.
Nell’elenco dei dei partecipanti a una gara, oltre alle X dei favoriti, ci sono anche quelle dei ritiri. Il ritiro porta sconforto e delusione in un atleta, ma porta anche un altro elemento importante. Sono molti i ritiri nella carriera di un ciclista, porta a uno spunto di ripartenza. Questo accade tra la sconfitta, il ritiro, e la gara successiva.
La X è quindi molto più di una lettera nel ciclismo, la X è il centro delle scelte, delle sfide. È il centro dei tre elementi, che tiene in linea questi tre elementi (gambe, testa e cuore) fino ad arrivare all’anima di questo sport straordinario.
Si arriva quindi all’ultima X, quella di quando un atleta capisce che deve mettere fine alla propria carriera agonistica. Quando lo capisce? Lo capisce quando testa, gambe e cuore perdono sinergia tra loro, non si parlano più. Lì ti trovi davanti a una profonda riflessione: che cosa ti ha dato e che cosa ti ha tolto il ciclismo? Più profondamente ad un’altra riflessione: che cosa fare per usare bene cosa ti ha dato il ciclismo e che cosa fare al meglio per integrare al meglio cosa ti ha tolto il ciclismo.
Si tratta di mettere ordine a queste idee per poi trovarsi poi davanti a un’ultima X, che è il giorno in cui inizia la tua nuova vita, possibilmente in equilibrio.
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